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Scuola di Pesca Veneta

PO FEAMP 2014-2020. Regolamento (UE) n. 508/2014. - Bando di attuazione dell'art. 29 - DGR n. 1943/2019. - Importo sostegno Unione: 126.179,65 Euro - Altre Informazioni sul finanziamento

IL FOCUS DOMANI SU PIATTAFORMA WEB. BORTOLAS (DONNE IMPRESA):”UN RUOLO STRATEGICO MA SILENTE” FACCIOLI (IMPRESA PESCA):  “AL VIA LA SCUOLA DI FORMAZIONE PER I PESCATORI DI DOMANI”

28 giugno 2021 – Non poteva che partire dalle donne –  rivoluzionarie per natura – la prima “Scuola di pesca” di Coldiretti rivolta alle nuove generazioni di pescatori veneti.

Lo annuncia Chiara Bortolas presidente regionale delle imprenditrici di Coldiretti che con il seminario on line previsto per DOMANI 29 GIUGNO DALLE ORE 15.00 ALLE 18.00 ha convocato le “coltivatrici del mare” per l’avvio del percorso formativo. “Si tratta di figure come le lavoratrici delle cooperative, le impiegate della filiera o delle capitanerie, titolari o addette alla ristorazione ambulante e imprenditrici agricole, ma soprattutto coadiuvanti ovvero le mogli, le compagne dell’impresa familiare. Un esercito silente – continua Chiara Bortolas – che “ha sposato un mestiere”.

Un’affermazione che rende l’idea della mancanza ancora di riconoscimento, nell’attuale normativa statale, di una posizione che esiste già, a livello giuridico, per le donne dell’agricoltura, dell’artigianato e del commercio, ma non per quelle della pesca professionale, che pure svolgono un’attività fondamentale, quella di aiutare, collaborare con il proprio familiare pescatore, come già accade invece nell’impresa agricola familiare e nell’acquacoltura. Il mercato ittico notturno costringe le donne a svegliarsi nel cuore della notte per caricare le casse del pescato e provvedere alla vendita, cercando acquirenti migliori qualora i prezzi non fossero congrui con l’impegno e le spese sostenute dagli uomini nella giornata in mare.

Il tutto entro un tempo compatibile con gli altri impegni mattutini, domestici e lavorativi. Non c’è remunerazione all’altezza di tanto impegno – continua Bortolas –  ma almeno l’accesso, attraverso una contribuzione equa, alle tutele previdenziali e sociali, come l’assicurazione infortunistica, la malattia e una pensione alla fine del lavoro potrebbe essere una conquista”.  

La prima lezione sarà tenuta da Adriana Celestini docente esperta già Presidente di AKTEA-European Network of Women in Fisheries (rete europea delle donne della pesca). L’impianto progettuale prevede la collaborazione dei docenti dell’Università di Padova, ricercatori e biologi in grado di dare nuovi strumenti per sviluppare occupazione e studiare innovative modalità per affrontare in chiave ecosostenibile le  prospettive dell’acquacoltura veneta.  Dopo questo primo incontro che proietta il mondo femminile della pesca verso gli obiettivi 5 e 8 dell’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile che ricordano che parità di genere e inclusione sociale sono fattori di crescita, altri temi saranno trattati nel progetto finanziato dai  fondi Feamp.

La Scuola di Pesca è rivolta ai giovani al fine di studiare anche i fenomeni scientifico ambientali come il riscaldamento globale che sta creando le condizioni per la presenza di specie esotiche in luoghi nei quali le temperature ancora alcuni anni fa non  erano favorevoli. “Con i cambiamenti climatici sono apparse nuove specie non comuni nel nell’Adriatico e stanno diventando rare specie fino a ieri tipici nei nostri mari – afferma Alessandro Faccioli di Coldiretti Impresa Pesca Veneto –  pesci, come ad esempio le alacce o la lampuga, sino a qualche anno fa scarsamente presenti a certe latitudini, sono oggi diffusamente presenti nelle acque del centro-nord del Mare Adriatico e del Tirreno, mentre sono andate in sofferenza specie tradizionali come le sardine o le alici, messe in crisi dall’innalzamento delle temperature. Le correnti calde hanno favorito la proliferazione di meduse dai nomi stravaganti come “occhio di gatto” e “noce di Mare”  che cacciano attivamente larve di pesci e molluschi e novellame di specie di interesse economico, oltre a granchi predatori come il granchio blu sempre più presenti anche nelle lagune.

Si tratta di una sfida che mettiamo in campo in un momento strategico per la ripartenza  – conclude Alessandro Faccioli – dopo che in Veneto sono andati persi duecento pescherecci in dieci anni: la flotta veneta da 780 imbarcazioni nel 2010 ne conta circa 600 attualmente, per l’impatto devastante registrato dal settore cardine del Made in Italy a causa della pandemia.